Aikido
Le forme che compongono questa arte sono la sintesi illuminata di antiche scuole di combattimento a mani nude e con le armi (spada e lancia). Il risultato è una disciplina dotata di un vastissimo curriculum tecnico completata da un approccio integrale all'uomo e volta altresì al miglioramento dell'individuo, alla ricerca e alla costruzione dell’armonia dentro e fuori se stessi.Nelle forme all'efficacia si abbina una caratteristica “grazia” nell’esecuzione, insieme ad una ricerca di linee d’azione di non resistenza che permettono di immobilizzare o proiettare l’attaccante senza bisogno necessariamente di ferirlo. Nelle numerosissime tecniche dell’Arte si fa uso della stessa forza dell’attaccante, canalizzata attraverso azioni di squilibrio e di leve articolari, pur mantenendo allo stesso tempo la possibilità di impiegare dei colpi (Atemi).
Si tratta altresì di una disciplina che promuove il benessere della persona intesa nel senso più ampio, con una particolare attenzione alla postura, alla mobilità articolare, alla coordinazione psico-motoria, alla capacità di concentrazione, alla percezione di sé e degli altri. La pratica e lo studio all’uso della tecniche armate dell’Aikido (spada, bastone, pugnale) si basa sui medesimi principi.
L’Arte preserva un carattere tradizionale grazie anche all’attenzione con cui viene osservata l’etichetta marziale, intesa sia come forma di rispetto di sé e degli altri, sia come stimolo continuo alla presenza a sé stessi, “qui ed ora”.
La pratica dell’Aikido, tradizionalmente non agonistica, prevede esercizi da soli, a coppie ed in gruppo tra cui:
- la disciplina respiratoria ed energetica (Kokyu);
- una preparazione mirata in particolare alla flessibilità articolare, all’acquisizione di una corretta postura ed allo sviluppo dei riflessi;
- l’arte del cadere (Ukemi);
- lo studio delle tecniche di difesa da prese, colpi ed attacchi (anche armati) nelle diverse condizioni: in ginocchio e in piedi, da fronte e dalle spalle, contro uno o più avversari;
- lo studio delle armi tradizionali: Ken (spada), Jo (bastone medio) e Tanto (pugnale).
Il nome aikido è formato da tre caratteri sinogiapponesi, che usando la traslitterazione più comune vengono scritti come: Ai, Ki e Do. Spesso vengono tradotti rispettivamente come: armonia, energia e via, quindi aikido può essere tradotto come "la via dell'armonia attraverso l'energia". Un'altra interpretazione comune degli ideogrammi è armonia, spirito e via quindi aikido diventa: "la via per l'armonia dello spirito". Entrambe le interpretazioni evidenziano il fatto che le tecniche dell'aikido si basano sul controllo dell'attaccante controllando e deviando la sua energia e non bloccandola.
La storia e l'evoluzione dell'aikido non può prescindere, almeno nella sua fase iniziale, dalla vita del suo fondatore Morihei Ueshiba ( O Sensei , Tanabe 1883 - Tokyo 1969). Come gli fu riconosciuto anche in vita egli è stato tra i più grandi Maestri di Arti Marziali della storia del Giappone; durante tutta la sua vita si dedicò allo studio e alla pratica di innumerevoli stili di arti marziali, sia armati che a mano nuda, che erano diffusamente insegnati e praticati in tutto il Giappone alla fine del diciannovesimo secolo. Fondamentale è stata l'influenza dello studio del Daito-Ryu, una antichissima arte tramandata di generazione in generazione trai membri del clan Aizu, originari del nord del Giappone. Durante uno dei suoi viaggi nel nord del paese,agli inizi degli anni '20 Morihei ebbe modo di incontrare e di divenire l'allievo principale di Sosaku Takeda, ultimo discendente del clan Aizu, e ultimo maestro di Dayto-Ryu. Era questa un'arte di combattimento particolarmente letale che aveva le sue radici nella classe dell'aristocrazia guerriera del Giappone feudale e nasceva dall'evoluzione di tecniche di spada che erano poi adattate anche all'azione a mano nuda, il cui intento principale era neutralizzare l'avversario, causando a questi danni gravi, spesso addirittura mortali. Da questa arte, che era tra le più importanti forme di aiki-jutsu, Morihei sviluppò le tecniche che oggi sono alla base della pratica dell'aikido.
Morihei, operò una sistematica semplificazione del Daito-Ryu, scartando le tecniche più pericolose rendendole più fluide e veloci nell'esecuzione, in modo da ridurre al minimo l'uso della forza ed accentuando i movimenti circolari che sono propri dell'aikido così come lo conosciamo oggi. Importante durante la pratica è anche la collaborazione richiesta sia all'uke (colui che attacca e subisce la tecnica), nel permettere l'applicazione della tecnica completa da parte del torì, che si estrinseca nell'esecuzione di cadute e proiezioni. Questo permette un coinvolgimento completo dell'attenzione e del lavoro muscolare di entrambi i praticanti ed evita il ricorso a tecniche troppo violente che si renderebbero sarebbero necessarie nel caso in cui uke non collaborasse all'azione, il che renderebbe i movimenti meno armonici e "puliti".
Per quel che riguarda le armi dell'aikido, anche queste furono ridotte essenzialmente a due: la spada e il bastone medio. Nelle tecniche di jo sono confluite, con un'opportuna semplificazione, tutte quelle che si potevano effettuare con armi di "allungo": lancia, bastone lungo, e simili. L'influenza della spada è molto forte; si può dire che un praticante di aikido muove il proprio braccio come se fosse una spada. Il coltello (tanto) viene utilizzato solo per attacchi da neutralizzare a mano nuda.
STORIA e FILOLOGIA
Aiki – in – yo – ho
Oshikiuchi
Daitoryu aikijujutsu
Aikido
Aikijujutsu: la genesi di quest'arte risale intorno all'anno 1000 e la sua evoluzione prosegue per tutto il periodo dell'epopea feudale giapponese, epopea raccontata e cantata in romanzi, storie e film che hanno dipinto in Occidente la figura del nobile guerriero (bushi) o samurai (uomo che serve).Questa scuola ha tramandato nel segreto, per quasi un millennio, le tecniche di combattimento di varie discipline tra le quali l'arco, la spada, la lancia, l'alabarda ed il corpo a corpo, attraverso i caposcuola (soke), che erano tutti membri della famiglia Takeda. Gli insegnamenti erano volti alla formazione militare dei guerrieri e dei dignitari del clan in misura delle loro cariche e delle loro funzioni. I militari d'ogni ordine e grado studiavano infatti sin da giovanissimi sia i principi morali che li avrebbero guidati (bushido) che le tecniche che avrebbero usato in battaglia.Tra le arti militari che il nuovo clan Takeda già insegnava nel 1087 vi erano l'arco, l'equitazione, la lancia, l'alabarda, la spada, la strategia militare (impianti idrici, scavi e fortificazioni) e ovviamente anche il combattimento corpo a corpo, che si dice fosse stato adattato dagli avi di Minamoto Yoriyoshi (padre del fondatore dell'arte) derivandolo dalla tegoi.
La tegoi era una forma di lotta autoctona ancor più antica da cui pare avesse tratto origine anche il sumo. Già in epoca Heian (794-1185) fu codificata e documentata la struttura delle prime tecniche (di ciò che poi sarebbe divenuto il Daitoryu aikijujutsu) e vi si trova una tale attenzione verso quell'uso armonico dell'energia che, in epoca successiva (Edo, 1603-1867), era già nota con il nome di "Aiki-in-yo-ho" ("dottrina dello spirito basata sullo yin-yang"). Due furono le aree di sviluppo del Daitoryu aikijujutsu: l'arte dell'aiki (aiki no jutsu) e lo jujutsu.
Le tecniche di "aiki" furono peculiari e nodali nello sviluppo della scuola Daito e ne costituirono da subito l'aspetto caratterizzante (ancor oggi), pur essendo solo un aspetto che va considerato insieme alle altre tecniche di jujutsu quali percussioni (atemi), strangolamenti (shime), chiavi articolari (kansetsu), pressione su punti vitali (kyushu), proiezioni (nage). L'integrazione di queste due grandi aree di sviluppo (aiki no jutsu e jujutsu) è al centro dello studio del Daitoryu aikijujutsu.
Gli studiosi dividono le epoche storiche del Giappone dopo la fondazione della capitale fissa (epoca Nara, 710-794) in:
- Heian (fino al 1185) caratterizzata dal predominio della corte imperiale;
- Kamakura, che inizia con lo shogunato militare (e dura fino al 1333);
- Ashikaga (fino al 1392);
- Muromachi (fino al 1572);
- Momoyama (fino al 1603, ma questa data è controversa: alcuni sostengono 1600, altri 1615), che sono caratterizzate da guerre intestine;
- Edo (fino al 1867), che termina con l'abolizione dello shogunato e la restaurazione del potere imperiale (epoca Meiji) e la trasformazione del Giappone in potenza industriale.
Il nome del clan Takeda ricorre nella storia giapponese, i fatti d'arme di questo clan si rincorrono e s'intrecciano nelle vicissitudini militari e politiche del Paese. Il quadro che segue indica alcuni tratti che legano la storia del Daitouryu aikijujutsu e del suo clan al passato feudale del Giappone.
La tradizione orale del Daitoryu aikijujutsu (Grande Scuola d'Oriente dell'aikijujutsu) attribuisce l'origine dell'arte a Minamoto Shinra Saburo Yoshimitsu (1057-1127) terzo figlio di Minamoto Yoriyoshi discendente della quinta generazione dell'imperatore del Giappone, della dinastia Minaomoto, Fujiwara Seiwa (850-881). Il clan Minamoto era uno dei maggiori del Giappone e Yoriyoshi, principe militare ereditario (daymio) della provincia di Chinjufu era stato inviato dall'imperatore a sedare una rivolta del clan Abe. La guerra durò per 11 anni (1051-1062) sino a quando Abe Sadatou fu sconfitto nella battaglia di Yakata Koromogawa. Successivamente i figli di Yoriyoshi combatterono nella guerra Gosannen (1083-1087) contro il clan Kiyohara. Minamoto Yoshiie (uno dei figli) era in difficoltà, fu raggiunto dal fratello Yoshimitsu ed insieme espugnarono la fortezza di Kanazawa. Dei due si racconta la ferocia e l'innovativo approccio "scientifico" all'arte marziale: avrebbero sezionato i cadaveri dei nemici sconfitti per meglio comprendere il funzionamento delle articolazioni che erano coinvolte nelle tecniche di kansetsu proprie dell'aikijujutsu di cui era maestro Yoshimitsu. Yoshimitsu era il signore del castello di Daito (da cui deriva poi il nome dell'arte), ma il figlio Yoshikiyo al termine della guerra si trasferì a Takeda nella provincia di Kai dove assunse il nuovo nome di Takeda Yoshikiyo. I documenti certi (anche non di proprietà del clan) risalgono a questo periodo, e precisamente al 1087, quando Minamoto Yoshikiyo, trasferitosi nella provincia di Kai vicino all'attuale Tokyo, fonda il nuovo clan: il Kai genji Takeda.
Nasceva così il clan Takeda, al cui capostipite lo shogun concesse il titolo ereditario di principe militare con tutti i diritti propri dei vassalli feudali (daymio). Sebbene le circostanze circa le origini del Daitoryu aikijujutsu prima del 1087 non sono documentabili, e benché le vicende e i fatti attribuiti alla genealogia del clan non abbiano riscontro certo prima di tale data, è opportuno notare che i membri del clan Minamoto, e quindi Yoshokyio, il padre Yoshimitsu, lo zio Yoshiie, e il nonno Yoriyoshi, sono tutti personaggi citati non solo nelle antologie del clan Takeda ma anche altrove in testi indipendenti che riferiscono del periodo Heian (794-1185) e che riportano le medesime battaglie e guerre. Dopo il 1087 si incontrano sia fonti orali che scritte che molto aiutano nella ricostruzione storica della scuola e del clan Takeda. Alcuni di questi racconti ci sono giunti attraverso la famiglia Takeda (Takeda Tokimune, ultimo soke) raccolti sia da Stanley Pranin nel 1994 nel suo libro "Interviste ai maestri di Daitoryu aikijujutsu" sia da altri autori, nonché da Sano Matsuo e Kato Shigemitsu (allievi interni - uchideshi - dell'ultimo soke), in interviste rilasciate all'autore. Tra le battaglie documentate vi sono quella per il castello di Kanazawa (sopra descritta) vinta da Minamoto Yoshimitsu, il 14 novembre 1087; la guerra contro Uesugi Kenshin, daymio di Echigo, vinta dal daymio Takeda Shingen nel 1561 al servizio dello shogun Hashikaga; le campagne militari che vedono il clan Takeda al servizio dello shogun Hashikaga contro Nobunaga Oda e Tokugawa Ieyasu, campagne vinte dal daymio Takeda Shingen (1570-1572); l'assalto della cavalleria pesante Takeda contro gli eserciti combinati di Nobunaga e Tokugawa, sette volte maggiori in numero: è l'epica battaglia di Nagashino no Kassen del 21 maggio 1575; la caduta dell'ultimo baluardo del clan Kai-Takeda nella primavera del 1582 quando la provincia di Kai è invasa dalle armate combinate di Nobunaga e Tokugawa: il daymio Takeda Katsuyori, sconfitto esegue il seppuku con tutta la famiglia.
L'assassinio del daymio Takeda Shingen sulla strada per Kyoto (inverno 1572) segna per taluni storici la fine dell'era Muromachi dominata dalla dinastia Hashikaga (questi avvenimenti sono narrati, pur con l'adattamento necessario ad una trasposizione cinematografica, nel celebre film del regista Kurosawa Akira "Kagemusha, l'ombra del guerriero" che descrive gli ultimi anni di quest'era tracciando la biografia del daymio Takeda Shingen e delle sue campagne militari). Le ultime volontà del daymio Takeda Shingen, ormai conscio del destino della dinastia Ashikaga, dettano al nipote, Takeda Kunitsugu, di trasferirsi presso il daymio della provincia di Aizu, Ashina Moriuji, a lui ancora fedele. Quest'ultimo accoglie il reggente Takeda Kunitsugu regalandogli delle terre ed un castello. Sarà Takeda Kunitsugu, impareggiabile maestro delle arti marziali di famiglia a continuare il nome del clan Takeda e della scuola nei secoli a venire. Da allora il clan Takeda si chiude nel riserbo più assoluto (era il clan che aveva osato resistere all'astro nascente del nuovo shogun) e solo i dignitari superiori del clan Aizu (oltre ai membri di famiglia del clan Takeda) potevano ricevere gli insegnamenti della scuola Takeda in riconoscimento del dono fatto a Takeda Kunitsugu dal daymio di Aizu. Da allora, questo ramo del clan Takeda diviene noto con il nome di Aizu-Takeda per distinguerlo dal clan Kai-Takeda. Nel 1600, nella battaglia di Sekigahara, Tokugawa Ieyasu sconfigge Hideyosi e apre un nuovo periodo che prenderà anche il suo nome: periodo Tokugawa, noto in genere come periodo Edo (1603-1867) durante il quale, per circa 250 anni, il paese godrà della pace imposta dal nuovo shogun. Uno dei primi editti del suo governo militare (bakufu) è la riconciliazione con tutti i vecchi clan sconfitti nel periodo Momoyama (1572-1599). Con la sua riabilitazione politica, anche il clan Aizu-Takeda si allinea al nuovo corso e nel 1664, nel territorio di Mutsu, è documentata l'esistenza del dojo principale del clan, il Nishinkan, che le narrazioni dell'epoca avvolgeranno in un alone di mito con cui è stato poi per secoli noto. Lo shogun volle che la sua guardia scelta fosse addestrata esclusivamente dal clan Takeda così che, ben presto, molti dignitari del governo di Tokugawa vollero istruirsi al Nishinkan, o ricevere istruzione dal clan Takeda direttamente a Edo. Nel 1674 alcuni documenti segnalano che l'influenza del Nishinkan del clan Takeda si è espansa su tutto il territorio d'Aizu, intorno al quale fioriscono molte scuole marziali principali che insegnano solo ai bushi del clan Aizu.Si contano 5 stili di scherma, 2 di jujutsu (la famosa Mizu no Shinto-ryu e Shinmyo-ryu) proprie del clan Aizu più una miriade di scuole private che insegnano anche ai samurai di minor rango: 22 di scherma, 16 di jujutsu, 16 d'armi da fuoco, 14 d'estrazione della spada, 7 di tiro con l'arco, 4 di lancia e 1 d'alabarda, falcetto con catena, bastone, lotta con l'armatura senza armi.
Per due delle scuole citate vige il divieto di fornire dimostrazioni in pubblico.
Sono le due scuole segrete del clan Aizu - l'Oshikiuchi (già Aiki-in-yo-ho, poi Daitoryu aikijujutsu) del clan Takeda e il kenjutsu di Misoguchi ha Itto-ryu del clan Aizu. Dopo 250 anni di pace e d'isolamento dal resto del mondo, la decadenza della classe militare e lo scontento dei clan dell'ovest che avevano minori privilegi, creano le condizioni per lo scoppio della guerra Boshin (la guerra civile del 1868, che pose fine allo shogunato). Leali allo shogun Tokugawa si schierarono alcuni clan principali, sotto la guida del clan Aizu, mentre quelli dell'ovest, con in testa quello di Satsuma e di Choshu, guidarono la rivolta a Edo (la capitale, sede dello shogunato) con l'intenzione di restaurare la dinastia dell'imperatore Meiji, che aveva loro promesso alcuni possedimenti e maggiori privilegi. Nel periodo Edo (1600-1868) la città d'Aizu-Wakamatsu nel distretto di Aizu era nota per la potenza del castello Tsurugajo, fatto costruire nel 1384 (periodo Ashikaga) da Naomori Ashina (all'epoca daymio d'Aizu), e al tempo della rivolta guarnito dalle truppe del clan Aizu, addestrate dal clan Takeda che forniva anche i migliori samurai per la guardia dello shogun. Nel 1868 il nerbo delle forze bene resiste alle forze nemiche, contro cui combattono anche due formazioni di giovani Takeda addestrati nell'Oshikiuchi (il futuro Daitoryu aikijujutsu): la squadra Byakkottai (Tigri Bianche) e la squadra Joshigun (l'una maschile e l'altra femminile, entrambe formate da giovani tra i 15 e i 17 anni). Quando le armate Meiji si avvicinano al castello Tsurugajo difeso dal daymio d'Aizu Katamori Matsudaira, le due squadre accorrono in suo aiuto. Vedendo la struttura assediata e avvolta dal fumo e, pensando al peggio, essi compiono l'unico atto degno del bushido: il seppuku. Alle porte della città oggi sorge un monumento in memoria dei giovani Takeda suicidi. La battaglia, benché ormai persa, in realtà continua altre quattro settimane, e il castello, che non era in fiamme come avevano creduto i giovani, è ancora in mano degli Aizu-Takeda. I superstiti, nell'esempio dell'eroismo delle giovani squadre scelgono di continuare a combattere sino alla morte, e come in passato, le famiglie commettono seppuku così che i loro mariti e padri non debbano preoccuparsi di loro in quanto la sconfitta è ormai inevitabile. Quando le armate dell'imperatore entrano nel castello non vi é un sol uomo vivo. In casa del capo-clan Takeda trovano 21 donne e bambini morti suicidi. Terminava così l'egemonia degli shogun. Ma termina anche un'era, quella dei veri samurai. Inizia infatti il periodo Meiji (1868-1912), la rivoluzione sociale che ne segue stravolge il concetto di caste e nessuno può più portare in pubblico il daisho (le due spade, lunga e corta, simbolo della classe militare dei bushi).
Pochi anni prima era nato un bimbo: Takeda Sokaku (1860-1943) che all'epoca aveva solo otto anni. Il padre, Takeda Soikichi, discendente della stirpe Takeda nel feudo di Aizu, lo aveva nascosto al sicuro, e ben presto il giovane Takeda oltre a studiare l'arte di famiglia, l'Oshikiuchi, inizia il suo musha shugyo (pellegrinaggio d'apprendistato): crescendo con quell'educazione era divenuto, senza volerlo, un ronin, ovvero un bushi senza padrone - il nuovo governo aveva abolito le classi e tutta la struttura sociale dei buke. Studia in tutte le migliori scuole di spada, di lancia e di bastone del paese sino a divenire talmente abile che pur portando in pubblico sino alla morte le due spade simbolo della casta abolita dei samurai, nessuno ebbe mai il coraggio di disarmarlo. Takeda Sokaku fu molto criticato per il carattere irascibile e scontroso, per i modi altezzosi e arroganti, e per il disprezzo che pubblicamente nutriva nei confronti del nuovo ordine sociale. La sua figura va però misurata nel contesto di un paese che soffriva d'una profonda rivoluzione, dove i valori radicati da millenni nell'animo dei bushi vennero gettati alle ortiche in pochi anni. Essi vedevano il mondo crollare sotto i loro piedi. Adeguarsi non era facile, soprattutto per le convinzioni morali e i condizionamenti così forti che avevano subito sin dall'infanzia. Alcuni reagirono.
Takeda Sokaku volle rinominare l'arte della scuola e la chiamò "Daitoryu aikijujutsu" per richiamarsi ai nomi e luoghi d'origine dell'arte e del suo clan: il castello di Daito del principe Shinra Saburo Yoshimitsu Minamoto e la particella "Aiki" che derivava dall'antico nome "Aiki-in-yo-ho" dell'arte in epoca Edo. Takeda Sokaku fu l'uomo che fece uscire l'arte dal riserbo e dal segreto secolare in cui si era tramandata, e la insegnò a moltissimi allievi. Benché analfabeta, teneva corsi e registrava tutto in appositi registri che faceva compilare e firmare direttamente agli allievi (registri conservati presso l'honbu doujo di Abashiri) con minuziosità impressionante, che oggi ci permette di ricostruire molti eventi con un dettaglio incredibile. Ebbe molti allievi importanti: ministri, ammiragli, generali, magistrati, potenti magnati dell'economia d'inizio secolo, forze di polizia e anche futuri maestri d'arti marziali. Alcuni allievi di Takeda Sokaku in seguito crearono scuole proprie, traendo in misura diversa dai fondamenti tecnici del Daitouryu aikijujutsu: l'aiki no jutsu e lo jujutsu della scuola. Da esso, infatti, derivano l'Hakko-ryu, l'AIKIDO, e l'Hapkido, e indirettamente lo Shorinji-kempo (Draeger, Modern Budo).
Un cenno particolare va a Ueshiba Morihei (1883-1969) che fu allievo di Takeda Sokaku per più di 20 anni (1915-1936): a partire dal 1915 quando compilò e firmò il suo nome nel registro della scuola per la prima volta sino al 1922 periodo durante il quale studiò con assiduità e al termine del quale ricevette il titolo d'insegnante di Daitouryu aikijujutsu direttamente dal suo maestro Takeda Sokaku. Ueshiba ebbe il privilegio che non toccò poi a nessun altro allievo di Takeda Sokaku: per un periodo addirittura poté vivere insieme al suo maestro con le rispettive famiglie. Anche dopo il 1922, benché già maestro di Daitoryu aikijujutsu quale era, continuò a firmare il registro delle lezioni di Takeda. Infatti nel 1936 egli rilasciò gli ultimi diplomi di Daitoryu aikijujutsu (tra cui uno a Mochizuki Minoru, fondatore poi dello Yoseikan Budo). Ueshiba si firmava "Devoto allievo di Dai Sensei Takeda Sokaku". Con Takeda, infatti, Ueshiba ebbe sempre un rapporto privilegiato essendo egli il discepolo preferito e più fedele di Takeda Sokaku.
Ueshiba fu un uomo eccezionale sia sul piano tecnico e su quello umano. Fu un grande maestro di Daitoryu aikijujutsu, ma ancor più fu un innovatore e quando infine (1942) concepì la sua disciplina (L’AIKIDO) vi introdusse principi e concetti morali validi universalmente anche al di fuori dell'ambito delle arti marziali e della cultura giapponese.