Shin - Gyo - So
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Brevi parallelismi sul concetto di SHIN-GYŌ-SŌ
Questo breve articolo vorrebbe avere la presunzione di far osservare i parallelismi che il concetto di shin-gyo-so ha da sempre rivestito, e tutt’ora riveste, nella cultura giapponese. Lungi dal pretendere di essere un trattato esaustivo sull’argomento, queste poche righe vorrebbero dare una panoramica a volo d’uccello su un argomento che i praticanti di RSR già conoscono, seppur applicato solamente al loro studio marziale.
Nel Giappone classico, e fino alla fine del periodo Meiji, l'estetica giapponese utilizzava catalogare varie materie e situazioni in gradi di formalità denominate shin-gyō-sō (真 行草). Questo è un concetto che si può trovare in svariati ambienti, dall’urbanistica, alla categorizzazione degli utensili del Chadō (Cerimonia del tè) a molti altri, ed è noto ai più soprattutto per il suo uso nello Shodō (arte della calligrafia). Al giorno d'oggi alcune delle differenziazioni estetiche esposte non vengono quasi più usate, e sono rimaste unicamente nello Shodo, nella cerimonia del Tè, nell’ikebana, nel bonsai ed in poche altre complesse arti marziali.
nome aggettivi equivalenti, a seconda dei soggetti
shin = formale lento, simmetrico, importante, solenne, imponente
gyō = semi formale ciò che è situato fra i due estremi shin e sō
sō = informale veloce, asimmetrico, “alla buona”, rilassato
Questa concezione di formale/corsivo/stile libero di origine cinese, nata in ambito calligrafico, assunse in Giappone una valenza sempre più generale venendo così applicata a varie forme: alle persone, al comportamento, all'abito indossato o al tipo di inchino, alla cerimonia del Tè, al tokonoma, alla costruzione di giardini, all'ikebana, ai disegni delle stoffe per i kimono e le arti marziali (sia per gli stili che per gli strumenti usati, come l'arco e la spada). La sua valenza assunse un’importanza tale da divenire una concezione estetica applicabile a svariate forme artistiche in base ad alcune caratteristiche formali.
Di fatto shin si riferisce ad una struttura formale, rigida, convenzionale, mentre gyo a una struttura in parte derivata dalla formalità con l’aggiunta di un tocco personale ed originale; so, infine, rappresenta la forma più creativa, libera ed individuale. Per fare esempio, nell’alcova (tokonoma) delle stanze tradizionali giapponesi lo stile shin prevedeva tutte linee dritte, colori scuri - preferibilmente nero - ed un allestimento severo e formale. In quelle gyo incominciavano a presentarsi qualche deviazione dalla rigidità, i colori erano più chiari ed i materiali più grezzi. Infine nel so erano prevalenti le linee curve, i materiali naturali grezzi ed un allestimento semplice ed informale, a volte anche originale.
Comunemente vengono anche denominati come shin gli oggetti creati dall’uomo, so quelli creati dalla natura e gyo quelli creati dalle unioni dei primi due. La formula shin-gyo può essere anche usata per indicare posizioni storiche e geografiche; ancora - storicamente - shin è la forma originaria di un qualcosa che è stato importato nel Giappone dalla Cina o dalla Corea, so è la forma che si è assoggettata rimanendo in Giappone e dove è stata rielaborata per essere migliorata, il formale reso informale, convalidando così suo assorbimento. Ad esempio nella cerimonia del tè venivano considerati shin quei materiali ed utensili di bronzo o altri materiali lavorati, usualmente di origine o ispirazione cinese, in contrasto con gli utensili giapponesi (spesso argilla o bamboo) visti come so; mentre gyo sono quelli fatti in Giappone ma modellati dagli originali cinesi (una breva parte riguardante la Via del tè verrà affrontata più tardi). Questi semplici principi furono adottati come criterio generale pressoché in tutte le forme artistiche soprattutto nel periodo Muromachi.
Questa concezione dello shin-gyo-so iniziò ad essere immediatamente applicata alla poesia (in particolare al waka ed al renga) per poi passare anche allo haikai o haiku, dove indicava i diversi tipi di rapporto che si instauravano tra i nessi della poesia, cioè laddove vi era una sospensione. Un esempio di ciò si trova in un testo del 1656 scritto da Kitamura Kigin (Haikai umoregi), poeta e teorico dell’arte poetica; in questo testo (che è un vademecum dell’arte poetica) egli diceva:
“un rapporto diretto tra significato e parole viene detto shin, mentre se invece la connessione si basa su originalità creativa allora è di tipo so. Il tipo gyo è rappresentato da una connessione più generica”.
Quindi è chiaro che il rapporto diretto ed esplicito è quello di shin, mentre quello remoto è il so, ed il gyo è di tipo intermedio. Ciò che è importante notare è che il nesso remoto so di natura indiretta, intuitiva, ha sempre significato in Giappone un approccio creativo personale ed espressivo dell’arte. Il formalismo era ritenuto corretto, ma rigido e scontato; nell’informale si riconosceva invece la genuina espressività dell’arte cioè un modo diretto, personale ed originale di trasmettere i sentimenti e le emozioni, e in definitiva i significati. Questa forma più libera era anche quella più difficile da produrre perché necessitava di una grande capacità creativa in quanto, non rifacendosi a modelli preesistenti, doveva essere creata in modo nuovo ed originale ogni volta.
Infine la teoria dello shin-gyo-so si relazionava e si connetteva direttamente anche alla concezione shu-ha-ri: imitare/rompere/cambiare forma (Ten Jin Chi – P. Krieger), corrente nelle forme performative che prevedevano un insegnamento sotto la guida di un maestro. La prima fase era quella in cui l’allievo imparava imitando il maestro poi nella seconda, giunto ad un certo grado di maturità, incominciava ad apportare varianti personali interrompendo la semplice imitazione; infine diventato maturo lasciava indietro la guida e l’apprendimento, e autonomo da ogni forma di condizionamento, si esprimeva liberamente. Naturalmente quest’ultima parte era la fase di maggior valore estetico del suo percorso.
periodo Edo, da un Trattato sulle "buone maniere": in piedi, inchino formale o SHIN
inchino da seduti
Etimologia
Shin (真) è una forma più recente dell’antico 眞 con lo stesso significato. A sua volta, questo carattere è composto dai radicali saji (utensile; 匕) e da una forma abbreviata di kanae (bollitore a treppiedi/calderone; 鼎). Questo desume l'azione di riempire un recipiente versandovi qualcosa dentro, dare la verità; l’essenza (ciò che è impeccabile, non mancante o non desiderato; paragonabile a 実) e quindi la realtà senza illusione.
Gyō: l’incisione su guscio e ossa (prima forma di scrittura) di gyō o okonau (行) è un pittogramma che rappresenta l’incrocio di strade che simboleggiano quindi andamento, movimento, progressione; un viaggio. In seguito viene ad esprimere la qualità del comportamento; come fare qualcosa l’esecuzione di un'azione.
Sō o kusa (lettura Kun) 草 (erba): è dal kanji 早 (haya, rapido), sebbene la sua etimologia sia derivata da ashita (mattina, "il volgere della luna"; 朝), e il radicale in alto 艸 (radicale di erba).
La combinazione di queste espressioni esprime il sorgere del sole attraverso la vita di una pianta, simboleggiando sia l'umiltà dell'erba, che l’astrazione estetica (con l’immagine del sole che sorge).
Shodō
Nella calligrafia giapponese troviamo gli stili di scrittura suddivisi generalmente nelle tre categorie formali di shin-gyō-sō, risultati delle peregrinazioni della scrittura dall'antica India al Giappone dei nostri giorni.
Il primo (shinsho) che è anche definito kaisho (corretto, scrittura quadrata; 楷書) è un carattere piuttosto nitido; questo sarebbe usato per situazioni più clericali come ad esempio la documentazione amministrativa del tempio. È uno stile di scrittura formale, quindi chiaro, rigido. Volendo creare un parallelismo con la scrittura occidentale shin corrisponderebbe al nostro stampatello, gyō al semi corsivo (o stampatello minuscolo), mentre sō al corsivo - più pratico e veloce.
Ad esempio:
Il kanji UTSUWA = vasellame
il kanji DŌ = Via
È evidente la difficoltà, se non si conoscono i corrispondenti shin di via e vasellame, di capire che i segni “astratti” sō, così “stilizzati”, indichino le stesse parole dei kanji shin.
Ancora oggi nelle scuole gli scolari imparano la grafia stile shin, usata da tutta la popolazione; lo stile gyō è usato da molti mentre la maggior parte dei giapponesi, se non ha seguito studi particolari, non sa leggere lo stile sō. È interessante notare come lo shodo identifica come shin (kaisho) il carattere originale non corsivo cinese; shin viene a volte tradotto come autentico, accurato, reale, il gyo come “mobile”, ed il corsivo so “come l’erba”. Nel campo musicale si potrebbe definire Mozart affiancato al concetto di so, mentre in Beethoven abbiamo shin temperato con so, e Brahms è tutto gyo.
Il secondo Gyōsho, stile semi-formale, sarebbe l'equivalente della calligrafia comunemente usata per le comunicazioni quotidiane e per prendere appunti; si riferiva ad uno stile corsivo usato nella scrittura privata ed era più rapido ed in parte stilizzato e semplificato
Il terzo Sōsho, meno formale, equivarrebbe allo scrivere in corsivo. Questo grado di calligrafia è il più espressivo e generalmente considerato il più bello e simile all'arte; di solito richiede un'enorme pratica per essere in grado di riprodurlo e si richiede anche un addestramento speciale per essere in grado di leggerlo correttamente, anche se di solito si apprezza semplicemente il suo valor artistico piuttosto che il cercare di capirlo. È uno stile corsivo molto fluido ed estremamente semplificato, molto bello esteticamente ma di difficile lettura. Quest’ultimo veniva impiegato soprattutto per il suo valore estetico, per esempio nelle opere calligrafiche.
Ciascuno degli stili di scrittura dovrebbe essere utilizzato nel contesto appropriato: Shinsho per documenti ufficiali e governativi e per scopi di archiviazione; Gyōsho per la comunicazione comune, spesso è usato nella pubblicità per consentire un margine di manovra invitante ed accattivante; e Sōsho usato quasi esclusivamente nell'espressione artistica di Shodō. Da ciò il termine shin-gyō-sō può essere pensato come un sistema per rispettare ciò che risulta più appropriato.
Il carattere di mu (nulla; 無) scritto nei tre livelli di formalità.
shin-gyō-sō calligrafia di Marzio Rancan VI dan Shodo Tōka Shoin Ryu
Heihō, Budō e Kata
Il concetto di shin-gyō-sō è stato adottato ed implementato nelle arti marziali sia in analisi che in pedagogia; a volte come un modo per classificare i voti in un curriculum, altre volte per differenziare o esprimere le qualità di una tecnica o di un gesto. Per capire quanto fosse esteso l'uso di questa classificazione si può portare l'esempio dell'Hojojutsu (l'arte di bloccare un prigioniero per mezzo di una corda) utilizzato dalla polizia del periodo Edo in cui si usavano i tre modi shin-gyō-sō (formale, semi formale e informale) per i prigionieri legati in modo differente a seconda della loro posizione nella gerarchia sociale del tempo. È interessante notare che le pratiche di arresto dell'avversario con la corda presentano uno degli esempi più chiari ed interessanti di shin-gyō-sō disponibili nelle arti marziali. Sebbene applicabile alla maggior parte delle forme di arresti mediante legatura del periodo Edo ci sono alcuni ryūha in particolare che hanno fatto uso esplicito dello shin-gyō-sō, come Ichiden-ryū (一 傳 流), Taishō-ryū (大 正 流), Kentoku-ryū (劍 徳 流), Sasai-ryū (笹 井 流) e Hōen-ryū (方圓 流), dove molti delle legature presentano variazioni che aumentano di complessità in quanto considerate più formali.
Kenjutsu
Questo concetto lo ritroviamo in numerosi Ryūha classici di spada. Ad esempio in Ono Ha Ittō-Ryū (小野 派 一刀 流) lo shin-gyō-sō è stato spiegato come segue:
in Ono-ha Itto ryu il kiri-otoshi (a livello avanzato ed anche altre parti di kumidachi) viene spesso praticato in 3 modi diversi: Shin (真), Gyo (行), So (草).
"Kai-Gyo-So" o "Shin-Gyo-So" deriva dai tre modi di scrivere nella calligrafia giapponese o "Shodo" (書 道): "Kaisho" (楷書), che equivale a Shin, "Gyosho" e “Sosho”. A partire dalla forma originale non corsiva Kai (o Shin), questa viene gradualmente suddivisa nello stile semi-corsivo Gyo e quindi nel corsivo So. Questi tre livelli di formalità sono presi nella pratica del Kiri-otoshi.Sia la distanza coinvolgente (Ma) che il modo di muoversi sono diversi per ciascuna delle forme:
SHIN (真)
La distanza coinvolgente è grande (lontana): To-ma (遠 間)
Il modo di muoversi è lo stesso del Kumidachi: Futsu Ashi (普通 足), una camminata normale o regolare.
In Kiri-otoshi il taglio in Shin è diretto al plesso solare - Suigetsu (水月).
GYO (行)
La distanza di ingaggio è media: Chu-ma (近 間).
Il modo di muoversi è più veloce: Haya Ashi (早 足), passi veloci
In Kiri-otoshi il taglio di Gyo è diretto alla gola - Nodo (喉)
SO (草)
La distanza di ingaggio è piccola (vicina): Chika-ma (近 間).
Il modo di muoversi è veloce con pochissimi passi: Kake Komi (駆 け 込 み) che, sebbene tradotto come affrettato, consente ancora il controllo dei movimenti.
In Kiri-otoshi, il taglio di So è diretto alla testa - Men (面)
Un'altra terminologia per questo tipo di pratica è Randome.
Mentre secondo Takano Sasaburo della Nakanishi-ha Ittō-ryū (中西 派 一刀 流) nel suo scritto Ittō-ryū Kikigaki (一刀 流 聞 書), lo shin-gyō-sō è spiegato come segue:
Hō (Metodi; 法)
I tre metodi sono i seguenti.
Con Sō trasmetti all'avversario: “questo non mi disturba, non va bene”, soffoca il suo attacco e lo sconfigge.
Con Gyō mostri immediatamente all'avversario, "non va bene", affrontalo in modo aggressivo e sconfiggilo.
Con Shin colpisci immediatamente l'avversario.
Takano Sasaburo, (Ittō-ryū Kikigaki)
Alcuni hanno paragonato questo a Mitsu no Sen (Niten Ichi-ryū) o Sanbyōshi (trovato in molti Ryūha ben noti, come Yagyū Shinkage-ryū), tuttavia entrambi quei termini erano in uso a quel tempo e c'è una chiara corrispondenza tra queste due serie di triade; l'autore ha deciso di usare un termine che consentiva un'interpretazione più ampia e si può quindi supporre che shin-gyō-sō fosse usato per esprimere un significato molto più vasto di un semplice senso del tempismo in Ittō-ryū.
Kyudo
Nel kyūdō (via dell'arco [e della freccia]; 弓 道) per quanto riguarda il rapporto shin-gyō-sō è stato osservato che:
Shin significa seguire la verità. Significa che i fondamenti delle riprese di tiro dovrebbero essere seguiti diligentemente e scrupolosamente.
Gyō significa realizzare la verità. Significa che le riprese di tiro dovrebbero obbedire ai veri principi.
Sō significa forma come natura. Significa che le riprese di tiro dovrebbero essere naturali ed in armonia con tutte le cose.
Mentre più recentemente, secondo la Federazione Nippon Kyūdō, l'obiettivo supremo del kyūdō è lo stato di shin-zen-bi (真善美), approssimativamente "verità-bontà-bellezza", che può essere approssimato come: quando gli arcieri tirano correttamente (cioè “in verità”) con spirito virtuoso e attitudine verso tutte le persone e tutte le cose relative al kyūdō (cioè con la bontà), le belle riprese di tiro vengono realizzate in modo naturale. Un detto popolare nel kyudo dice: "Tirare con la tecnica migliora le riprese, ma tirare con lo spirito migliora l'uomo".
Chado
Nella Cerimonia del Tè ritroviamo la correlazione shin-gyō-sō ad esempio nella scelta dei vasi per il chabana:
shin vasi di bronzo o cinesi o di porcellana
gyō vasi di terracotta lucidi
sō vasi di terracotta semi lucidi o opachi e cestini
I cestini di bambù contenenti i vegetali, sono a loro volta classificati:
shin a forma simmetrica con le “onde” delle liste di bambù precise ed elaborate
gyō a forma simmetrica ma con “onde” meno precise
sō a forma irregolare con “onde” irregolari
le tavole su cui sono posati i contenitori sono pure classificate:
shin tavole laccate di nero con angoli o bordi squadrati
gyō tavole laccate con bordi ed angoli smussati
sō tavole di Paulonia o Cedro, lasciate al naturale
Da evidenziare il fatto che in tutte quelle situazioni in cui viene usato questo sistema di catalogazione estetica occorre una coerenza fra tutti gli elementi usati.
esempio di composizioni floreali per la Cerimonia del Tè:
shin, formale gyō, semi-formale sō, informale
Nella cerimonia del Tè certi fiori sono ritenuti shin: ecco alcuni esempi
- camelia, probabilmente per la sua appartenenza allo stesso genere della pianta del Tè
- crisantemo, simbolo dell'imperatore
- peonia, simbolo cinese
- loto, fiore di Buddha
In generale sono shin gli oggetti fatti dall'uomo in contrapposizione a quelli sō, lasciati naturali e gyō quelli che contengono le due caratteristiche. Dal punto di vista storico anche qui sono shin gli oggetti che hanno mantenuto la forma originale, di solito importati dalla Cina e dalla Corea, sō quelli che sono stati trasformati e migliorati nella permanenza in Giappone. Questa classificazione, ai nostri occhi occidentali è ulteriormente complicata dal fatto che ogni divisione shin-gyō-sō è a sua volta ulteriormente suddivisa in ulteriori tre sottodivisioni shin-gyō-sō ottenendo così in tutto nove possibili categorie, con riferimento alle nove posizioni del Buddha Amida “tre corpi e nove forme”.
1- shin no shin formale-formale
2- shin no gyō formale-semi formale
3- shin no sō formale-informale
4- gyō no shin semi formale-formale
5- gyō no gyō semi formale-semi formale
6- gyō no sō semi formale-informale
7- sō no shin informale-formale
8- sō no gyō informale-semi formale
9- sō no sō informale-informale
Ikebana
La codificazione shin-gyō-sō è già presente ed attestata dai manoscritti del samurai Hisamori Osawa, datati 1460-1492, ma le sottodivisioni sono apparse soprattutto nel periodo Edo. Importante è la coerenza fra tipo di vegetale, il contenitore, la dai (tavola di legno) e la ragione o l'occasione per cui si esegue la composizione.
Esempio di categoria shin, formale, con le sue tre sottodivisioni utilizzando schemi di composizioni.
La differenza tecnica fra i tre modi proposti sopra risiede nella curvatura degli elementi: tendente al diritto nello stile formale e maggiormente curvo in quello informale, l’apice della curvatura di shu da un lato e la punta di kyaku dall'altro non devono oltrepassare il bordo del vaso.
Una simile corrispondenza si può riscontrare anche nell’arte dei bonsai; chi fosse interessato ad approfondire può trovare un link alla fine di questo breve articolo. Se prendiamo in considerazione i giardini ad esempio un giardino shin è grande e pubblico, appartiene ad un tempio o ad una casa signorile mentre un giardino gyō ha contemporaneamente degli aspetti formali e informali come quelli delle case private mentre un giardino sō è quello esistente nelle case contadine.
Architettura
Questa sezione cerca di studiare la composizione delle strade della città per considerare la possibilità che le forme urbane tradizionali hanno un loro equivalente del shin-gyo-so, i tre livelli di formalità della calligrafia e del design giapponese; più specificamente saranno prese in considerazione le caratteristiche geografiche a cui rispondono le forme urbane esenti da restrizioni. Per fare questo verrà utilizzato come riferimento storico primario l'edizione ristampata del Jinnsokuzu: il sondaggio della prima metà dell'era Meiji. Questo documento è stato selezionato in quanto ha cercato di registrare accuratamente le forme delle città prima delle modifiche apportate dai moderni metodi di pianificazione urbana; ed è anche la prima indagine moderna intrapresa in Giappone dall'ufficio di stato maggiore dell'esercito dal 1880 al 1886, ordinando i dati più antichi correttamente registrati nella forma delle città della pianura di Kanto. Lo Jinnsoku-zu consiste di circa 900 mappe e documenti dell'intera regione di Kanto; in queste mappe è utilizzata una scala di 1/20.000 e mostra anche la posizione delle file di case dipinte ad acquerello in aggiunta alla caratteristica geografica dalle linee di contorno permettendo così di cogliere la forma delle strade o della città. Questi concetti, insieme ad altre tradizioni, furono abbandonati nella pianificazione urbana delle città quando la moderna pianificazione urbana fu introdotta nel periodo Meiji. Le prime registrazioni del design urbano in Giappone risalgono a città pianificate secondo il sistema di rete cinese nel 7° secolo. Si pensa che sia la ricezione della griglia cinese sia stata la prima di svariate altre influenze recepite gradualmente da paesi stranieri secondo le esigenze degli specifici periodi della storia giapponese. I primi esempi di capitali che seguono il modello di rete cinese sono le città del 7 °ed 8 ° secolo come Fujiwara-kyo, Heijo-kyo e Heian-kyo; queste città hanno un perimetro rettangolare ed assi ortogonali e sono considerate come shin o città formali. Le città situate nell'entroterra sono state sviluppate lungo le vie d'acqua e rispondono alle curve create dai fiumi e dai corsi d'acqua; queste città sono quindi pianificate in stile so. Il terzo tipo di insediamenti urbani tradizionali in Giappone è la città castello; queste città di solito avevano una combinazione dei precedenti due stili e potrebbero essere definite come città gyo. L'area centrale delle città castello di solito segue la curva del fossato mentre il loro perimetro potrebbe essere più rigido o rilassato. Tutti gli stili di cui sopra sono stati ovviamente modificati nel tempo; molto spesso questo cambiamento è verso ad una composizione stradale flessibile, e si pensa che siano queste modifiche a dare particolari caratteristiche alle vecchie città giapponesi.
Il design urbano giapponese può essere approssimativamente diviso in due segmenti temporali:
- un primo segmento include le città costruite sotto il sistema feudale influenzato dal sistema di griglia cinese introdotto nel settimo secolo. Queste includono città come Heijo-kyo (ora nota come Nara) e Heian-kyo (ora nota come Kyoto).
- Il secondo segmento include le città basate su idee di pianificazione urbana moderne introdotte dopo la Restaurazione Meiji nel 19° secolo.
Questo piccolo studio si concentra unicamente sulla progettazione urbana durante il periodo feudale in cui il Giappone è rimasto isolato dagli altri paesi prima dell'introduzione di un piano urbanistico moderno.
L'essenza del tradizionale design spaziale giapponese implica una ricca formulazione attraverso i limiti spaziali; il giardinaggio e le composizioni floreali sono alcuni esempi rappresentativi. Questo potrebbe essere in parte dovuto alla limitata area territoriale ed alla delicata sensibilità giapponese; come infatti abbiamo già visto il principio shin-gyo-so è usato per distinguere la differenza di espressione in svariate arti spaziali giapponesi. Sebbene i tre gruppi di caratteri esprimano calligraficamente il concetto di città le espressioni divennero completamente diverse con la differenza di stile della scrittura. Shin è lo stile della calligrafia del personaggio cinese di alto rango; so lo scompone in una forma elegante e gyo indica il centro di questa classificazione.
Considerato dal punto di vista della forma le linee della lettera shin sono formate da linee perpendicolare l'una all'altra mentre le linee di gyo e so sono principalmente composte da curve e linee intermedie (abbiamo già visto che classificazioni simili esistono non solo nella calligrafia ma anche nell’arte floreale e nel giardinaggio). Quindi l'idea di shin-gyo-so è usata per interpretare la coesistenza di stili formali e informali di architettura e giardinaggio, ed il presente paragrafo esplora la possibilità che questo concetto di shin-gyo-so sia quindi importante in Giappone anche per il design urbano tradizionale. In Giappone dopo la Restaurazione Meiji - nel 1860 - l’introduzione di idee e tecnologia occidentali sono avvenute simultaneamente, permettendo così al Giappone di raggiungere un rapido sviluppo come effetto dell'esplosivo afflusso tecnico ed ai nuovi e moderni assesti organizzativi. Non solo vecchi sistemi organizzativi ma anche vecchi edifici, come ad esempio i castelli rurali che erano legati al vecchio sistema organizzativo politico, sono stati attivamente respinti e persino distrutti durante questo periodo. Tuttavia le caratteristiche spaziali delle città tradizionali rimasero immutate; ulteriori modifiche ai sistemi spaziali avvennero in seguito a causa dello svilupo dei sistemi di trasporto di massa che furono costruiti nella maggior parte delle città. È noto che il processo di genesi urbana in Giappone è influenzato dalla cultura continentale. Lo sviluppo urbano in Giappone aveva recepito il modello a griglia ortogonale seguendo l'esempio di Changan (la capitale della dinastia Tang); questa tendenza continuò fino all'ottavo secolo quando furono costruite città più grandi come Heijo-kyo, Nagaoka-kyo e Heian-kyo. Ciò indica che i governanti della provincia di Yamato avevano la tecnologia ed il potere politico di introdurre il sistema di pianificazione a griglia nel 7° secolo. Successivamente la capitale fu localizzata ad Heijo-kyo, l'attuale Nara (dal 710 d.C. al 784 d.C. al 784), e poi a Nagaokakyo (dal 784 d.C. circa al 794 d.C). Anche queste due capitali avevano una griglia ortogonale ed erano più grandi di Fujiwara-kyo. Nel 794 d.C. la capitale fu stabilita ad Heian-kyo (l'attuale Kyoto). La dimensione di Heian-kyo era un rettangolo di 4,5 chilometri da est a ovest e 5,2 chilometri da nord a sud. Sebbene Heijo-kyo, Nagaoka-kyo e Heian-kyo fossero dotate di strade a griglia il loro disegno era peculiare del Giappone perché ancora si relazoinava al Changan, la città castello della Cina. Il contorno rettangolare e la griglia del castello di Changan ad esempio era sviluppato con un criterio piatto da est verso ovest, mentre Heijo-kyo, Nagaoka-kyo e Heian-kyo avevano un profilo rettangolare che si sviluppava in modo piatto da nord verso sud, e la griglia al suo interno aveva la forma di un quadrato; ciò significa che il sistema di pianificazione a griglia cinese era stato adottato dai giapponesi adattandosi alle condizioni ed esigenze locali. Nella seconda metà del XII secolo la classe guerriera catturò il potere ed il governo si trasferì a Kamakura, nel Giappone orientale; a causa dei fabbisogni militari questa città è stata modificata rendendola difendibile usando le sue caratteristiche geografiche; è circondata su tre lati dalle montagne mentre il mare la protegge sul quarto lato. Nella seconda metà del XIV secolo ci fu la coesistenza di due corti rivali ed il potere supremo fu vicendevolmente rivendicato. Dalla seconda metà del XV secolo il Giappone entrò nel "Periodo degli Stati Combattenti"; i signori della guerra costruirono dei castelli nei loro domini, i siti del castello divennero più sicuri e si trasferirono dalle montagne alle pianure e le stesse città-castello divennero così centri urbani. Sebbene queste città avessero un modello di griglia ortogonale non lo era necessario che il contorno fosse necessariamente un rettangolo, in questo periodo vi erano inoltre nuove città erette anche in prossimità di luoghi religiosi, porti, mercati e nodi di trasporto; anche molte di queste città avevano strade con schema a griglia. Nella seconda metà del XVI secolo il Giappone fu riunito dopo un secolo di guerra civile, in questo periodo prosperò anche lo scambio internazionale e vennero costruiti magnifici castelli - come il castello di Azuchi e il castello di Osaka - anche attingendo ad informazioni e tecnologie straniere.
Secondo le informazioni registrate sul Jinnsoku-zu le forme delle città nel Kanto sono divise approssimativamente in due tipi:
- un tipo è la città lineare, che si sviluppa lungo una strada principale;
- un altro è del tipo che si sviluppa in due dimensioni.
Questa ricerca si concentra sulle città di quest’ultimo gruppo e, sebbene le città registrate sul Jinnsoku-zu sono di varie dimensioni, allo scopo di selezionare gli studi per questa ricerca sono stati utilizzati i seguenti criteri:
1. L'impronta della città definita da tre o più percorsi.
2. La somma totale della lunghezza della strada in cui sono state costruite le case su entrambi i lati siano di 1 km o più.
Successivamente le città sono state classificate secondo i seguenti standard:
- Città costituite da segmenti lineari che si intersecano principalmente perpendicolarmente.
- Città basate su un asse lungo non parallelo, sebbene gli elementi di composizione delle strade lo siano.
- Città basate sulle strade di un segmento lineare con speciali forme esterne.
- Città in cui griglia e le strade irregolari sono state usate insieme.
- Città in cui le strade avevano irregolarità nell'intersezione di una griglia.
- Città composte principalmente da strade curve.
Le città che consistono in segmenti lineari
In queste città le strade principalmente si intersecano perpendicolarmente; quasi tutte sono costituite da una combinazione di linee segmenti formando una griglia che dà loro la forma sebbene i contorni non formano una configurazione rettangolare ma piuttosto irregolare.
Città basate su un asse lungo non parallelo
Le città classificate in questa categoria includono un segmento lineare, ovvero strade con un segmento lineare e forme esterne speciali.
Città in cui la griglia e le strade irregolari sono state utilizzate insieme
Includono strade tortuose che penetrano in una struttura a griglia.
Città in cui le strade presentavano irregolarità nell'intersezione di una griglia.
Sono città composte principalmente da strade curve.
Città composte principalmente da strade curve.
Le città classificate in questa categoria hanno la caratteristica comune di non essere una città-castello ma di essere cresciute lungo un fiume o una via d’acqua di trasporto.
Se la nozione di shin-gyo-so viene applicata alle città tradizionali in Giappone le conclusioni che ne possono derivare sono le seguenti:
- le città che possono essere chiamate città shin sono quelle in cui le strade scorrono in una griglia, influenzate dal sistema di pianificazione cinese.
- Le città di so sono in genere pianificate per il trasporto fluviale e tendono ad essere eleganti forme di strade ricche in abbondanza.
- Le città gyo hanno caratteri a metà strada tra le città di shin e so; hanno varie forme che sono costituite da segmenti di linea e possono essere considerate come modelli trasformati dalla griglia o dalle curve, le città-castello sono buoni esempi di questo tipo.
Dalle suddette classificazioni e considerazioni si può concludere che il design urbano di queste città ne esprime anche lo stato sociale attraverso la forma fisica e la formalità. Come già menzionato il sistema di classe sociale del periodo Edo stabilì la classe di samurai sopra quella dei mercanti; considerando questo punto di vista la città con il carattere samurai è vicina alla forma di città shin, e la città so è la città commerciale del fiume destinata ai mercanti. Tuttavia la forma so, sebbene l'ultima della gerarchia, è considerata la forma più elegante, le strade curve che si vedono nelle città so forniscono una scena che cambia con il movimento, proprio come nei giardini giapponesi. Tale composizione spaziale suggerisce la possibilità che non solo spazi speciali, come un giardino, ma anche spazi urbani - luogo di la vita di tutti i giorni - erano stati progettati secondo le inclinazioni e i desideri dei residenti di queste città. Questo tipo di composizione spaziale ha anche contribuito alla sensibilità della creazione delle composizioni espressive negli spazi limitati. Questi paesaggi urbani testimoniano il rapporto tra le inclinazioni del Giappone tradizionale, le persone, e la composizione spaziale delle loro strade e città.
Gli spazi urbani possono essere considerati la più grande forma d'arte ma sono i più difficili da conservare. Tuttavia, possiamo essere aiutati in questo sforzo di conservazione se capiamo l'intento dietro il design di questi spazi urbani.
P.
Guy Buyens, (Glossario relativo a BUDŌ e KOBUDŌ)
http://www.andolfo.it/testo-shin%20gyo%20so.html
Shin, Gyo, So – The Traditional Concepts of Spatial Design in Japan (Hanazawa, Nishimura, Kitazawa, Nakajima)
Ten.Jin-Chi – P. Krieger