Condizioni da soddisfare in un Kata / Tecnica
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Condizioni e parti a cui deve sottostare la pratica e lo studio di un Kata/Tecnica
KEN (parte visibile)
TE NO UCHI presa (di un’arma oppure su un avversario)
KAMA-E postura combattiva
SHI-SEI postura corretta
SEI-CHU-SEN asse verticale di gravità
ME-TSUKE sguardo
MA-AI distanza
SUN-DOME controllo
HA-SUJI corretta direzione del filo della lama nell’esecuzione di un taglio
RI-AI logica ed armonia
ARUKI-KATA modo di camminare/muoversi
TAI-SABAKI movimenti del corpo
JUN-JO ordine/progressione
YU (parte invisibile)
SEI-TO-DO azione non azione (calma e movimento)
KI-AI energia unificata
KI-KEN-TAI-ICHI coordinazione
ZAN-SHIN consapevolezza dello spirito
KO-KYU-HO respirazione
KI-MUSUBI connessione del KI durante l’applicazione di un Kata/tecnica
IS-SHIN con tutto il cuore
YO-YU margine
HYO-SHI ritmo
SHIN (parte spirituale)
NIN-GI-REI-CHI-SHIN le 5 Condizioni:
Benevolenza - Giustizia - Etichetta/Cortesia - Conoscenza - Fiducia
KATA NI SHITAGAU non cambiare il Kata ma studia ciò che sta dentro la forma
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TE – NO – UCHI: LA PRESA (di un’arma o di un avversario)
TE: mano
NO: genitivo, pronome possessivo
UCHI: interno, interiore
Un principiante non è generalmente molto sensibile al concetto di Te-No-Uchi; sarà solamente dopo molti anni che realizzerà quanto questi sia estremamente importante per fare in modo che tutte le cose vadano al loro giusto posto. Le mani sono collegamenti tra noi ed i corpi estranei (un’arma, un avversario, un oggetto), e gli angoli formati tra le nostre braccia e l’oggetto afferrato devono essere molto precisi per poter fare in modo che l’energia venga trasmessa correttamente. Per poter ottenere una corretta sensazione e per poter ottenere il massimo dell’efficacia è interessante osservare che la linea della vita delle nostre mani è molto vicina alla linea d’estensione che le nostre braccia devono seguire quando impugniamo un’arma, oppure afferriamo un avversario. E’ solamente dopo molti anni di pratica che gli oggetti afferrati diventano un tutt’uno con il corpo così come le nostre stesse mani fanno completamente parte di esso. Quando afferriamo qualche cosa (non solamente nel caso dell’applicazione di una tecnica) la sensazione dovrà essere comparata con la seguente immagine: afferrare come se dovesse tenere un uccellino nella mano – se lo si stringe troppo forte morirà, se lo si stringe troppo debolmente l’uccellino volerà via.
KAMA – E: LA POSTURA COMBATTIVA
KAMA: costruzione
E: fine, conclusione, termine (in Hiragana)
Oggigiorno quando due giapponesi si incontrano lo scambio di biglietti da visita è una loro priorità. Al tempo dei Bushi il Kamae era una maniera per presentarsi al proprio avversario; la postura combattiva era usualmente accompagnata da una declamazione di titoli e di glorie nonché di svariate invettive dirette al proprio avversario. Nel Budo attuale assumere un corretto Kamae è un elemento essenziale di abilità. Concretamente è la costruzione di un’attitudine corporale che tende non solamente ad “impressionare” l’avversario attraverso uno Shisei impeccabile, ma allo stesso tempo permette ad una tecnica di essere prontamente ed istantaneamente applicata. Anche se esternamente si appare in uno stato di immobilità il Kamae è un movimento dinamico interiore. Nel Dojo come in qualunque altro luogo il Kamae riflette il nostro stato di attitudine mentale e la nostra competenza.
SHI – SEI: LA POSTURA
SHI: forma, apparenza, aspetto, portanza
SEI: energia, potenza, influenza, autorità
Shisei non è solamente avere una buona postura ma include l’idea che si debba essere capaci di poter fare ciò che dobbiamo fare nella maniera e nel modo più ottimale. Più generalmente questo significa che la schiena deve essere diritta, le spalle rilassate e lo sguardo dritto davanti a sé. Per tutti questi motivi lo Shisei rappresenta un'immagine di potenza, come letteralmente descritto dagli ideogrammi che lo identificano. Ci sono svariati sotto-componenti dello Shisei: lo sguardo (Me-Tsuke), l’asse verticale di gravità (Sei-Chu-Sen), la respirazione (Ko-Kyu-Ho), lo stato mentale di non attaccamento (Mu-Ga-Mu-Shin). E’ solamente quando tutti questi elementi sono/risultano presenti che lo Shisei inizia a divenire convincente.
EN – ZAN – NO – ME – TSUKE: LO SGUARDO (COME SI GUARDA UNA MONTAGNA LONTANA)
EN: lontano
ZAN (o SAN): montagna
NO: possessivo (Hiragana)
ME: occhio
TSUKE: incollare, applicare
La linea di vista, o sguardo, del praticante dovrebbe essere la stessa che teniamo quando ammiriamo una montagna lontana. Questo tipo di vista ci permette di percepire tutto quanto si trovi attorno a noi; un’immagine molto meno romantica presa dall’esperienza dei giorni nostri è lo sguardo che si dovrebbe tenere quando guidiamo un’automobile. En-Zan-Me-Tsuke è molto vicina all’idea di Kan-Ken (intuizione/percezione e sguardo). Quello che si vuole riuscire a realizzare è usare principalmente la propria intuizione per “sentire” ogni pericolo che l’occhio non ha ancora identificato. Questo modo di guardare non dovrebbe essere distratto da battiti delle palpebre e dovrebbe essere diretto davanti a sé, diretto/puntato in direzione della faccia dell’avversario oppure alla base del suo collo, in questo modo ogni movimento delle sue spalle diviene immediatamente percepibile. Una visione globale è preferibile piuttosto che concentrarsi su un unico punto, oppure su un dettaglio.
MA – AI: LA DISTANZA
MA: la base, fondamenti
AI: principio
Nella lingua giapponese il carattere MA è utilizzato per ”tempo” e per “spazio”. La distanza è un concetto astratto se non è relazionata al concetto di tempo. E’ il tempo che richiede ad un avversario per coprire la distanza che lo separa da noi che dà il significato alla situazione, e vice-versa. Il carattere MA simboleggia una porta (le due parti a sx ed a dx), elemento vicino di prossimità attraverso il quale si può vedere il sole (la parte centrale dell’ideogramma), l’elemento più lontano visibile dall’uomo (per l’umanità nel periodo classico). Nel Budo questo è un concetto molto importante il quale molte volte è altamente sottostimato dai praticanti; questo a causa del fatto che non sono stati esposti ancora ad una situazione di combattimento reale e non sono quindi mai rimasti vittime di un giudizio errato del loro Ma-Ai. Attribuire agli eventi della vita quotidiana l’importanza del loro merito; rispettare la sfera individuale (spazio vitale) di ogni essere umano attorno a noi.
SUN – DOME: IL CONTROLLO
SUN: 3.03 cm
DOME: fermare
In ogni movimento ci deve essere un elemento di controllo, altrimenti risulta una semplice gesticolazione. Nel Budo, a maggior ragione, Sun-Dome (o Kime) costituisce non solo una garanzia di sicurezza ma corrisponde anche ad un nuovo Kamae attraverso il perfetto controllo della fase finale del movimento. In funzione di creare un perfetto Sun-Dome abbisogniamo di incorporare (tra gli altri) i concetti di Te-No-Uchi, Ki-Ken-Tai, Shi-Sei e Ki-Ai. Quando questi elementi saranno assemblati assieme correttamente ed armoniosamente il controllo potrà essere realizzato con la precisione di 1 Sun (1 Sun = 3.03 cm..). Oltrepassare i limiti del proprio bersaglio è spesso peggio che non averlo raggiunto.
RI – AI: LOGICA ED ARMONIA
RI: ragione, logica
AI: unità, armonia
Si potrebbe dire che il Ri–Ai è la colonna vertebrale di una scuola marziale tradizionale. E’ il filo che si scopre durante le nostre tecniche e che dà la misura del nostro grado di apprendimento. Abbiamo Ri–Ai quando tutte le tecniche di una Scuola formano un insieme coerente, cosa che le ha permesso di sopravvivere attraverso i secoli. Ri–Ai può essere visto in più modi:
il primo grado di un Ri-Ai è rappresentato dalla concretezza logica di una tecnica; ciò equivale a dire che per raggiungere in modo efficace il proprio obiettivo bisogna regolare la propria distanza con assoluta precisione, ogni negligenza nella corretta valutazione di questo fattore porterà conseguenze negative nell’intero sviluppo della tecnica;
il grado successivo concerne la logica che sta dietro l’applicazione di tecniche diverse facenti tutte parti della tradizione di una scuola;
il terzo grado di interpretazione di Ri–Ai può essere definito come una logica globale visibile dentro tutte le discipline del Budo giapponese: potrebbe essere il principio biomeccanico attraverso il quale si prende un Judogi, oppure si afferra una spada, od il polso del proprio avversario; potrebbe essere una questione di principio mentale o morale (l’etichetta che si tiene all’interno del Dojo, il saluto) oppure ancora, più globalmente, un concetto filosofico (vittoria su se stessi, soppressione dell’ego). “Tutto è uno!” è un’affermazione che riflette l’idea universale del Ri–Ai
JUN – JO: ORDINE, PROGRESSIONE
JUN: ordine, sistema, obbedienza
JO: inizio, ordine
Esiste un ordine per tutte le cose. A volte questo ordine è arbitrario, a volte numerico, genealogico o gerarchico; spesso è odiato ma nasconde una conoscenza perduta, esoterica, a volte semplicemente buon senso. Nello stesso modo per cui dobbiamo essere in grado di dominare l’armonia prima di poterla rompere così è importante conoscere l’ordine delle cose prima di potere - se necessario o se lo desideriamo - liberarci da esse. In molte scuole tradizionali l’ordine delle tecniche non è arbitrario; una tecnica fornisce gli elementi che ci servono per una migliore comprensione della successiva, e così avanti. In questo caso mescolare l’ordine creerà solamente un’aggrovigliata confusione. Pretendere di insegnare quando non si ha sufficiente conoscenza, ingaggiare un combattimento quando il corpo e la mente non sono preparati, pretendere di conoscere gli altri quando non si conosce nemmeno si conosce nemmeno se stessi – tutti questi sono errori di Jun-Jo. Probabilmente non possiamo dire con sicurezza chi è nato prima, se l’uovo o la gallina, ma dovremmo comunque lasciare le cose nel loro proprio ordine quando questo esiste, ed è a noi conosciuto.
SEI – TO – DO: AZIONE NON AZIONE (CALMA E MOVIMENTO)
SEI: calma, serenità
TO: e
DO: azione, movimento
Lungi dal considerare questi due concetti separati, su uno stesso piano essi si fondono insieme. C’è sempre azione dentro la non azione e la non azione continua ad influenzare l’azione. Da un punto di vista pratico il rispetto di questo principio dovrebbe sopprimere e soffocare ogni movimento preparatorio (es. l’impostazione di un attacco, il ri-aggiustamento dei piedi per consolidare la posizione, l’esitazione dei movimenti, le tensioni del volto e del corpo, una respirazione incontrollata). L’abilità di usare correttamente il principio di Sei–To–Do serve per avere una perfetta maestria degli elementi come lo Shisei (corretta postura), Sei–Chu–Sen (verticalità del proprio centro di gravità), Kokyu (corretta respirazione) e, in particolare, una grande libertà interiore. Sei–To–Do descrive altresì il ritmo di una tecnica dove i movimenti di attacco si distinguono per una folgorante sobrietà e gli altri elementi sono ordinati da una grande serenità. La spontaneità esiste quando l’azione nasce dalla non-azione, libera da segnali di allarme
KI – AI: L’ENEREGIA UNIFICATA
KI: energia
AI: armonia, unità
Nella nostra oltremodo popolata società insegniamo ai bambini a non gridare o a piangere per non dare fastidio ad i nostri vicini. Nel Budo spesso osserviamo che i principianti hanno grossi problemi a far uscire il loro primo Ki-Ai. Per lo studio del Budo dobbiamo essere in grado di eseguire un Ki-Ai in quanto è essenziale per permettere la circolazione dell’energia e per aiutare il controllo e la precisione (Sun-Dome); mettere “il cuore nel ventre” può peraltro seriamente disorientare un avversario impreparato. All’inizio il Ki-Ai è solamente un urlo di gola, dopo alcuni anni di pratica il suono inizia a scendere verso il basso a livello addominale (Seika-Tanden – centro dell’energia localizzato dietro e sotto l’ombelico) e sarà questa energia che farà vibrare le corde vocali durante il suo flusso verso l’esterno. Molto più tardi il Ki-Ai può diventare silenzioso senza perdere nulla della sua potenza. Ritrovare il nostro primo grido del momento della nascita.
KI – KEN – TAI: LA COORDINAZIONE
KI: energia, spirito
KEN: spada (ma per estensione qualsiasi oggetto estraneo)
TAI: il corpo
E’ la coordinazione armonica di tre elementi senza la quale nessun movimento è realmente applicabile. Spesso nei principi del Budo l’aspetto più difficile ed il più importante da dominare è il Ki. Un bambino apprende la coordinazione del proprio corpo prima di tentare di dominare un elemento esterno (giocattolo, penna,…), solamente di seguito egli si confronta con il problema di quanta energia dosare ed applicare per usare correttamente l’oggetto. Ki-Ken-Tai è la coordinazione armoniosa di questi tre elementi senza i quali nessuna azione sarebbe realmente efficace. Ki-Ken-Tai è direttamente relazionato ad altri principi: Shi-Sei (la postura), Te-No-Uchi (la presa), Sei-Chu-Sen (asse di gravità verticale), Ko-Kyu-Ho (corretta respirazione), Sei-To-Do (armonia del ritmo), ecc.
ZAN – SHIN: LO SPIRITO CONSAPEVOLE – CONSAPEVOLEZZA DELLO SPIRITO
ZAN: rimanere, continuare, continuazione
SHIN: mente, cuore, spirito
Zanshin letteralmente significa: “lasciare lo spirito” (kokoro no wokosu). Questo termine è spesso tradotto in maniera limitata e riduttiva semplicemente come “vigilanza” ma l'idea dello Zanshin va al di là di questo. Lo stato di consapevolezza rappresentato da un buon Zanshin dopo un'azione è quasi tangibile e lascia davvero qualcosa di indefinibile, sentito da entrambi gli avversari. Si potrebbe dire che lo Zanshin è una contemplazione retrospettiva ed immobile dell'azione appena eseguita; in maniera più generale, e senza tenere conto del significato letterale dello Zanshin, questo concetto può essere definito come lo stato di consapevolezza, di vigilanza, con il quale tutte le tecniche combattive devono venir realizzate. Lo Zanshin deve essere mantenuto interamente durante le tecniche e gli impegni senza indebolirsi e senza diminuzione, fino al saluto finale. Nel caso di una serie di Kata deve essere presente con continuità in tutta la serie dei movimenti. Si può addirittura arrivare a dire che uno Zanshin correttamente padroneggiato inizia quando si entra nel Dojo e non deve essere interrotto prima di lasciare lo stesso. Rimanere permanentemente coscienti di tutto ciò che ci circonda, in ogni istante, è vivere con maggiore intensità!
ISSHIN: CON TUTTO IL CUORE
ICHI: uno
SHIN: cuore
Una volta che si padroneggia la tecnica (lo sarà mai?) c’è solo un modo per applicarla – con tutto il cuore! Senza però al contempo perdere tutti gli elementi di controllo, precisione, distanza ed equilibrio. Ad un primo sguardo questi elementi appaiono totalmente in contraddizione con il concetto di “Isshin”. Questo concetto concerne il movimento in se stesso laddove tutti gli elementi ad esso esteriori devono rimanere ben controllati ed ineccepibili all’interno della struttura. Risolvere questo paradosso è lavoro di molti anni… Un buon esempio di Isshin può essere visto in una proiezione di Judo dove Tori (colui che proietta) porta la tecnica con la totalità del suo corpo cadendo assieme ad Uke (colui che viene proiettato). Durante il movimento, quando i due corpi sono in uno stato di “senza peso”, l’idea del controllo rimane assolutamente fondamentale - Tori esegue il movimento con lo scopo di far cadere Uke al suolo per primo e senza che ciò sia per quest’ultimo un pericolo, atterrando al contempo in una posizione che gli permetta (a Tori) un’immediata immobilizzazione. Con tutto il cuore, certo, ma non in qualsiasi maniera…
YO – YU: IL MARGINE
YO: resto, rimanente, avanzo
YU: abbondante, ricco, fertile
Margine significa che, attraverso una sobria ed efficiente esecuzione, si guadagna un determinato margine spazio/temporale all’interno di una determinata tecnica. E’ un momento meraviglioso quando puoi disporre di tempo trovandoti all’interno dell’occhio di un ciclone. La maestria, in tutte le cose, è l’abilità di prenderti il tuo tempo e rimanere ancora perfettamente efficiente.
GO-JO: LE CINQUE VIRTU’
GO: cinque
JO: condizione, moralità, virtù
Il Go-Jo figura in molti certificati delle scuole marziali tradizionali classiche. Questi è un congiunto di principi confuciani che incoraggiano colui che riceve il certificato (o l’essere umano in generale) ad essere degno di tale nome.
- Nin o Jin significa Benevolenza, o calore umano.
- Gi è Giustizia.
- Rei è Etichetta, Cortesia.
- Chi è Conoscenza.
- Shin è Fede, Credo, Modo Degno
Serve molto tempo per comprenderne sia l’ordine che le qualità. Con il tempo si comprende che Nin non è stato messo casualmente in capo alla lista. Le successive quattro virtù hanno un “doppio filo”, solo alla Benevolenza si può dare il suo reale significato. La Giustizia può diventare cieca esecuzione di leggi inumane, la Cortesia può diventare ossequioso interesse, la Conoscenza può essere diretta per inventare strumenti di distruzione di massa, la Fede totale ed il Credo possono ispirare a commettere atrocità nel loro nome. Se è il calore umano ad influenzare tutti i nostri atti possiamo essere sicuri che siamo sulla buona strada.