i 10 pilastri nell'aikido
Le 10 regole fondamentali che ogni praticante di Aikido dovrebbe applicare ogni volta che esegue una forma, e... non solo!
Estratto da "Aikido: Etichetta e Disciplina" di Tamura Nobuyoshi
1°- SHISEI
Shisei si traduce con: posizione, attitudine, posa.
Sugata (shi) esprime la forma, la figura, la taglia. Ikioi (sei) esprime la forza, la vivacità, il vigore. Shisei contiene questi due significati.
Ma il senso di Shisei non esprime solamente un’attitudine esteriore: una buona forma, un buono stile, un ben essere, ma anche una forza interiore visibile dall'esterno nella sua manifestazione; per esempio, la vitalità del bimbo visibile attraverso la sua vivacità, i suoi occhi vivaci, i suoi movimenti...
Se vogliamo raggiungere questo Shisei di che cosa abbiamo bisogno? Prima di tutto mettere ordine nel corpo, che è il vaso contenente il Ki. Per questo, stendete la colonna vertebrale e tenetela diritta. Se avete l'idea di spingere il cielo con la testa, la colonna vertebrale si stende naturalmente. Non gonfiate il petto nella posizione dell'attenti. Le spalle rilassate cadono con morbidezza, l'ano chiuso, le reni non sono impennate, il Ki è confortevolmente posato nel seika tanden, il corpo disteso interamente calmo.
Il grande addetto alla sciabola Miyamoto Musashi dice, parlando dello shisei marziale:
"Il viso è calmo, non è rivolto verso l'alto né verso il basso, né di lato, gli occhi chiusi leggermente, senza movimento dei globi oculari, la fronte senza una ruga, le sopracciglia leggermente corrugate, il profilo del naso, diritto, senza troppo rientrare il mento in avanti, la nuca ugualmente diritta, le vertebre cervicali piene di forza. Sotto le spalle cadenti, il corpo è perfettamente rilassato, la colonna vertebrale è in posizione, i glutei rientrati, le ginocchia fino agli alluci, si appongono fortemente al suolo, le anche non sono attorcigliate, il ventre è fermamente arrotondato”.
In Aikido si chiama sankakutai una simile posizione soffice, equilibrata, che permette di muoversi liberamente tale quale un tetraedo regolare che girando, diventa conico.
2°- KOKYU
Shisei è acquistato. L'attitudine è buona, il lavoro seguente è Kokyu.
Haku (Ko) espirare, Suu (Kyu) inspirare. Tutti gli esseri viventi assorbono l'ossigeno, ed espellono l'anidride carbonica. Questa azione si chiama kokyu. Un buon kokyu è lento, profondo, lungo e fatto naturalmente. E' dunque una respirazione addominale. All'inizio è bene insistere sull'espirazione e lasciare che l'inspirazione venga da se. La respirazione si fa con il naso. Se il ritmo respiratorio è perturbato, utilizzare la bocca per ristabilirlo.
L'inspirazione si fa con la bocca chiusa, i molari leggermente serrati, la lingua in contatto con il palato. I debuttanti contano mentalmente per regolare l'espirazione e l'inspirazione. Durante l'inspirazione l'ano è chiuso; immaginate che l'aria scenda più in basso dell'ombellico. Nella pratica del Budo avviene che l'inspirazione sia rapida, che si tenga l'aria nei polmoni, che si abbia il bisogno di rigettarla rapidamente o al contrario lentamente. Durante l'esercizio bisogna prestare molta attenzione alla padronanza del kokyu. Kokyu non consiste solamente nel rinnovare l'aria dei polmoni, a rigettare le impurità. E' necessario durante la pratica d'aver la coscienza di riempirsi di nuovo di un Ki, puro. Il Ki così immagazzinato esce con potenza quando il bisogno si fa sentire. Questo irradiamento costante del Ki è il shisei giusto. Durante la vita quotidiana, quando siete in piedi, o camminate, sul lavoro, anche quando dormite, esercitatevi con il cuore. Se un’urgenza si presenta il vostro kokyu sarà allora quello di ogni giorno. Ma per raggiungere questo stato, il quotidiano è importante. L'uomo normalmente dimentica che respira ma non dimentica di respirare. Nello stesso modo, al di là della coscienza, bisogna far penetrare nel corpo un kokyu giusto, un shisei giusto. Bisogna esercitarsi continuamente al fine di ottenere questo risultato. Il corpo, essendo stato in questo modo riempito di Ki vigoroso quando si raggiunge l'unità con la natura, sarà invaso dall'energia del Ki; diventa possibile così fare scaturire da voi stessi una potenza che sorpassa l'immaginazione. Questa forza della respirazione (kokyu ryoku) che si esprime non è vostra, ella è la forza della respirazione del cielo e della terra.
3°- KAMAE
Nel budo si dice spesso; "ciò che è importante è Kamae". Kamae però non appartiene solo al Budo ma anche ad altre arti quali ad esmpio fiori, calligrafia, te; nel football, nella boxe, nel tennis, Kamae è ugualmente importante.
Nella lingua giapponese Kamae ha per significato: prepararsi, mettersi in guardia. Il verbo kamaeru si traduce con fabbricare, preparare, attendere con intensità, stare all'erta.
L’ideogramma cinese di Kamae è costruito dalla chiave "legno"; il seguito dell'ideogramma raffigura il perno e la mortasa che rappresentano l'insieme indissociabile della carpenteria. Così il Kamae di cui si parla nel Budo consiste a prendere per rapporto Aite la posizione più vantaggiosa possibile. Sia che siano due singoli o due armate a fronteggiarsi, in qualsiasi circostanza Kamae è importante.
Non si può tradurre semplicemente Kamae in forma. E' inutile rammentare che Kamae contiene contemporaneamente le forze del Kl e il potere di percepire tutti i dettagli. Al Kendo il Kamae del kendo; al judo il Kamae del judo; al tennis il Kamae del tennis; nell'aikido si utilizza hammi no Kamae (guardia di profilo).
Partendo da una buona posizione naturale (shizentai) in piedi, gambe allargate alla larghezza delle spalle, il piede sinistro avanza mentre il piede destro trascinato naturalmente ruota. Abbiamo la guardia a sinistra: hidari hammi. Inversamente, abbiamo la guardia a destra: migi hammi. Se i due avversari prendono la medesima guardia, piede destro o piede sinistro avanti, otteniamo ai hammi no Kamae; se al contrario, i due avversari hanno la guardia opposta, l'uno il piede destro in avanti, l'altro il piede sinistro o viceversa, diciamo gyaku hammi no kamae. Ora, se in hidari (omigi) hammi il piede sinistro (o il destro) avanza di un passo come in irimi e se il piede arretrato segue, l'alluce nell'allineamento del tallone e del pollice del piede sinistro (o destro) in avanti, siamo nella posizione o guardia, detta: hitiemi o ura sankaku.
Con la spada si utilizza migi hammi. Con il jo od a mani nude la guardia di base (fondamentale) è la guardia a sinistra hidari hammi.
Perché hitoemi è la guardia fondamentale dell'Aikido? Perché hitoemi permette di muoversi facilmente di fronte a qualunque attacco e di là praticare tutte le tecniche e di assimilarle.
Ciò non di meno bisogna arrivare a superare le Kamae, il vero Kamae è il Kamae senza il Kamae, di modo che possiate trovare la risposta buona, quale che sia l'attacco, in qualunque luogo, in qualunque momento, a partire da qualunque posizione.
O Sensei dice:
“Non guardate gli occhi di Aite, il cuore si fa aspirare dagli occhi di Aite, non guardate la sciabola di Aite, la mente si fa aspirare dalla sciabola di Aite, non guardate Aite assorbireste il Ki di Aite'. Il Bu di verità è una pratica con lo scopo di assorbire Aite nella sua totalità. "Mi reggo in piedi semplicemente".
Lascio ciò alle vostre riflessioni - traetene l'essenza.
4°- MA AI
Nel budo si dice che ma-ai è importante. E' la parola che definisce la relazione spaziale tra Aite e se stessi. La posizione da dove è facile attaccare o difendersi. Il ma-ai non è dunque solo una nozione di distanza; bisogna includervi il movimento dei cuori nello spazio. Se ho paura lo spazio sembra troppo piccolo, se ho troppa fiducia in me stesso lo spazio sembra troppo grande. L'ideogramma Ma è costituito: dalla porta e dalla luna. E' la luna percepita dalle fessure delle porte chiuse. Diremo: malgrado le porte siano chiuse resta sempre un interstizio per lasciare filtrare la luce della luna. Lo stesso, per quanto sia perfetta la guardia, vi è sempre un interstizio ove scivola la luce della luna. Perché questa forza nell'interstizio? Semplicemente perché questa fessura, per minima che possa essere, contiene l'intero spazio vuoto. Cosi sul muro principale del soggiorno di una casa giapponese vi è il tokonoma. Là, in quel vuoto, si può sistemare un quadro oppure un vaso con dei fiori. Quel vuoto dona vita al quadro come al vaso di fiori. Nella pittura, come nella musica, tutto viene alla vita perché vi è questo spazio vuoto. E' il vuoto del bicchiere che permette di riempirlo. E' lo spazio in un locale che permette alla gente di viverci. E' la vacuità di questo spazio che è importante. Quando non si vede nulla, quando si pensa che non vi è nulla tuttavia c'è qualcosa. La civiltà orientale, si può dire, è la civiltà che da importanza alla vacuità. L'ai di ma-ai è lo stesso ai che l'ai dell' Aikido, con il senso di “fare Uno”, mettere in ordine, armonizzare. Ma-ai è dunque, come potete dedurre da ciò che è stato scritto, lo spazio che nasce tanto dal cuore che dalla mente, di se stesso e dell'altro, e include tutti e due in una evoluzione costante verso la posizione più vantaggiosa. Ho spiegato fin ora, shisei, Kokyu, kamae, ma-ai, che sono le basi preziose da coltivare, da ripetere instancabilmente, da martellare. Questi quattro termini non si rilevano solo nel Budo; hanno la medesima importanza in tutte le arti: kado, la via dei fiori, shodo la via della calligrafia, la pittura, la musica, la danza, negli studi o nella vita quotidiana. Sono dei nomi di cui bisogna impregnarsi. Ciò che vado a spiegare ora non fa parte del vocabolario corrente giapponese: irimi, tai-sabaki, kokyuryoku.
5°- IRIMI
L'irimi utilizzato in aikido, la legge dell'irimi è la radice dell'aikido. Si dice che O’Sensei avrebbe trasposto in aikido la legge irimi che aveva colto con lo studio approfondito dell' arte della lancia.
L'ideogramma iri di irimi esprime l'idea di passare l'entrata della casa, di penetrarvi da soli o di essere invitati.
L'ideogramma mi dà l'idea del bimbo nel ventre materno, con il senso di pienezza, pienezza di carne, d'ossa, di sangue. Dunque, mi eguaglia il corpo, irimi esprime mettere il proprio corpo nel corpo dell'avversario.
Seguendo il metodo della lancia, il nome irimi, è utilizzato per esprimere l'azione di penetrare vittoriosamente sino all'interno della guardia ai un avversario armato di un'arma più lunga della propria quando si è armati, per esempio d'una sciabola o anche quando si è disarmati.
Quando due forze si muovono in direzioni opposte la forza che ne risulta è la somma di queste due forze, irimi è l'utilizzo di questo utilizzata perché sovente per effettuare un movimento si gira su se stessi e in questo movimento, cambiando direzione, il gesto è rotondo e da l'immagine della ruota che gira. Considerate il vostro caso: nella vostra rotazione avete cambiato sia posto, sia orientamento.
Questo cambiamento di stato o di posizione è tenkan. Ecco perché irimi-tenkan: sono il diritto e il rovescio della stessa cosa.
7°- URA OMOTE
Nell'aikido una tecnica ha due aspetti: ura waza - Omote waza.
Ura rappresenta principalmente il contrario, il rovescio, il retro, l'aspetto nascosto delle cose.
Omote: il diritto, la superficie, l'esterno, la facciata, l'aspetto apparente delle cose; in tutto, vi è omote-ura. L'uomo stesso ha una faccia ed una schiena. Si può ugualmente utilizzare omote-ura nel senso: esteriore e interiore. Si può avere, per esempio, il viso sorridente e la pena nel cuore, od anche, l'apparenza del Buddha ed essere privo di sangue e di lacrime.
Classificando grossolanamente si potranno dire omote waza tecniche eseguite entrando di fronte all'avversario ed ura waza tecniche eseguite entrando dietro l'avversario. Alcune tecniche sono possibili tanto in omote waza come in ura waza, altre in omote waza solamente o al contrario in ura waza.
Intendo comunque che queste tecniche, mancanti sotto una certa forma, non hanno una applicazione pratica in un vero combattimento. Questa classificazione in omote waza e ura waza è stata probabilmente introdotta per facilitare l'allenamento, comunque una parte essenziale della pratica consiste nel rinnegare questa classificazione, a rifiutare di lasciarsi prendere.
8°- TAI SABAKI
Sembrerebbe che in Europa tai-sabaki sia generalmente tradotto con spostamento. Penso che ciò non trasmetta il senso esatto di tai-sabaki tale che utilizziamo in aikido. Tento di darvi alcuni chiarimenti.
L'ideogramma sabaki è composto di due elementi: la mano ed il verbo separare (che dà l'idea di separare con un coltello). Per estensione il verbo sabaku è utilizzato nelle espressioni designanti azioni le sue variate come: vendere, distribuire, sistemare dei dossier, sbrigare un affare. Un omofono di sabaki che si scrive con un altro ideogramma si traduce con tagliare un indumento, giudicare. sabaku: riordinare un disordine, decidere ciò che giusto o falso, disperdere della merce, fare ciò che si deve. Tai: il corpo. Dunque tai-sabaki significa che, al momento che un oggetto o un uomo tenta di raggiungervi o un nemico vi attacchi giudicando la vostra posizione relativa, sia che vi spostiate sia che muoviate semplicemente una parte del corpo ristabilite la situazione a vostro vantaggio.
Ristabilire la situazione a vostro vantaggio non è soltanto tenere l'equilibrio, mettersi al riparo... è anche mettersi in una posizione di attacco opportuna.
Il tai-sabaki dell'aikido chiede ancor di più: sconvolgere l'equilibrio di Aite nell'istante stesso dell'azione e, logicamente, condurlo in una posizione tale che non possa più muoversi.
Quando aite aveva il 99% di possibilità, il vostro tai-sabaki ha rovesciato la situazione. Questo è tai-sabaki.
9°- ATEMI
Per molta gente oggigiorno la parola atemi significa il colpo di pugno del karate, perché nel karate lo scopo dell'allenamento è di distruggere il nemico con un colpo di pugno o di piede. Scrivo questo capitolo perché nessuno pensi che non ci sia l'atemi nello studio dell'aikido.
Certamente, nella pratica attuale dell'aikido, si è soppresso l'atemi per eliminare il rischio ai ferire il debuttante ed anche per evitare che il praticante prediliga lo studio dell'atemi a scapito della tecnica, per impedire che degli studenti ne facciano un cattivo uso quando sono più progrediti nella tecnica.
Dunque coloro che affermano che non vi è atemi nell'Aikido conoscono meno di niente dell'Aikido. O’Sensei definendo l'aikido dice: "l’aikido è irimi ed atemi”. Tutte le tecniche di aikido includono l'atemi.
Etimologicamente ateru esprime l'idea di stimare e valutare con precisione la superficie e il valore di un campo. Per estensione avremo: collocarsi esattamente, cadere nel punto voluto, nel centro del bersaglio per esempio. All'idea di stimare, valutare, si aggiunge la nozione del successo. Mi: il corpo.
Nell'antico budo atemi consisteva nel colpire i punti vitali dell'avversario per provocare una perdita di conoscenza o la morte, ferire in superficie o anche rompere un osso non è atemi.
In aikido l'atemi è anche utilizzato per dominare la volontà di attacco provocare un dolore nei punti vitali perturbare la concentrazione dell'avversario, bloccare la sua intenzione di azione. Da questi atemi leggeri si passa agli atemi che provocano lo svenimento o la morte. E' bene studiarli pensando all'utilizzo del coltello.
Evidentemente questo lavoro deve comprendere lo studio dei punti di rianimazione. Se studiate i punti dell'agopuntura, com’è sviluppata recentemente, spero che capirete che i punti che possono portare la guarigione, possono dare anche la morte. E' un buon esempio che dimostra che vi è un tutto, ura e omote. Quando avrete raggiunto un grado elevato di studio sarà bene che scopriate, nel corso d'esercizio, la possibilità di collocare qua e là, un atemi.
10°- KOKYU RYOKU
Voi potete praticare l'aikido se potete sollevare tre once di suono. Ciò vuol dire che l'aikido non e un’arte di combattimento corpo a corpo fondato sull'utilizzazione della forza fisica e muscolare. Il lavoro della tecnica in aikido si fa utilizzando pienamente l'energia mentale e razionalmente la forza fisica. Donde l'espressione suddetta.
Se si utilizza questo metodo è possibile sviluppare una forza superiore a quella che si crede di possedere. Quando si dice che le persone anziane, le donne, i bambini possono praticare, questo non vuol dire che possono allenarsi, ma che possono applicare questa disciplina al combattimento, dopo averla ben capita. Ho già accennato più sopra al kokyu: superiamo ora lo stadio della respirazione psicologica per assorbire in noi stessi l'energia dell'Universo andiamo più oltre e fondiamoci in un sol corpo con l'Universo. La forza che ne scaturisce è la nostra, senza essere nostra, poiché in realtà è l'energia dell'Universo che scaturisce dal nostro corpo. Questa forza accumulata nel seika-tanden che riempie tutte le parti del corpo, simile all'acqua che scaturisce e che mai si ferma, questa forza che emana da un corpo e da una mente sempre calmi, sereni, distesi pronti a rispondere alla necessità e in ogni momento e nella direzione voluta, questa forza si chiama kokyu-ryoku. Questa forza, dono del cielo, non potrà esprimersi se la vostra nuca, le vostre spalle, le vostre braccia sono inutilmente contratte, né se vi immaginate di essere forti o al contrario deboli, ne se credete che questa forza non esista. Tutti questi cali, tutte queste impurità sono tanti sbarramenti al passaggio del ki. E' come se un tubo stretto è schiacciato da un piede, chiuso con della terra, l'acqua non può scorrere sebbene sia stato fissato ad un rubinetto, e sebbene vi accingiate a bagnare un giardino. O Sensei ripete sovente: "l'aikido è una purificazione del corpo e dell'anima, è sgrassare il corpo e l'anima". E' evidente che l'anima sarà raggiante, che la circolazione sanguinea migliorerà come la mente e il fisico se si procede ad una pulizia interiore ed esteriore. Kokyu-ryoku deve dare vita, nel praticante di aikido, ad un gesto tanto semplice quanto il sollevare un braccio o avanzare un piede. Una tecnica di aikido eseguita senza l'uso del Kokyu-ryoku, non è una tecnica di aikido, è dello spumante senza bolle, una birra alterata.
Kokyu-ryoku capito intellettualmente è inutilizzabile. Bisogna impararlo ogni giorno attraverso il corpo non lo si assimila che dopo un lavoro accumulato. O’Sensei dice a questo proposito: " un lavoro di tre giorni non è che un lavoro di tre giorni, un lavoro di un anno non è che un lavoro di un anno, un lavoro di dieci anni accumula la forza di dieci anni".
Senza Kokyu-ryoku la forma della tecnica può esistere, ma allora non è che una forma vuota. Senza passare dalle tecniche è impossibile impregnarsi di Kokyu-ryoku.
Inoltre i risultati saranno differenti a seconda che ci crediate o meno.
N. Tamura
Dai Do Mu Mon
(the great Way has not gates)
Calligrafia di Pascal Krieger